primo giorno
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obbiettivo 30 storie
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12 (Costanza Vecchione)
Una bambina, un giorno, chiese in regalo alla mamma e al
papà un cane. La mamma e il papà le dissero che era troppo presto e che doveva
prima imparare tutto sui cani. La mamma e il papà speravano di scoraggiarla ma
la bambina imparò ogni cosa. I suoi genitori furono sorpresi nel constatare che
sapeva tutto e non poterono fare altro che mantenere la loro promessa. Così, un
pomeriggio la mamma la portò al negozio di animali. Entrarono tutte e due
insieme e videro i miei bellissimi amici: un piccolo beagle e un piccolo yorkshire.
Non si erano accorte di me. Io vedevo la bambina che correva dietro al mio
amico beagle ma lui non era particolarmente felice e abbaiava così “tutti mi
cercano, tutti mi vogliono: donne, ragazze, vecchie e fanciulli. Sono il cane
più desiderato della città!”. Anche il
mio amico yorkshire era molto desiderato. Tutti e due avevano già un padrone ma
la bambina questo lo ignorava.
Io le stavo proprio attaccata alle caviglie ma lei non mi
aveva vista, impegnata com’era a inseguire i miei amici che non si facevano
raggiungere né prendere in braccio. A un certo punto, la commessa del negozio
vide la bambina e le iniziò a parlare “in cosa ti posso essere utile?”
“vorrei un cagnolino” disse la bambina.
“ok, ma lo yorkshire e il beagle sono stati già comprati” le
rispose la commessa.
La bambina aveva un’espressione un pochino triste sul volto ma
poi chiese, rallegrandosi, “si può avere comunque un cucciolo di beagle?”
“certamente-disse la commessa e poi aggiunse- comunque c’è
anche un’altra cagnolina…ora non la vedo… non l’ha comprata nessuno-poi la
commessa mi vide- ecco l’ho vista, è dietro di te”
E la bambina si girò e per la prima volta mi vide. Io,
incoraggiata dal suo sguardo, le scodinzolai e lei mi prese tra le braccia e mi
abbracciò delicatamente. Io ero contentissima di sentire il calore di un così
delicato abbraccio. lo abbaiavo con le lacrime agli occhi. Quello è stato il
mio primo abbraccio, è stato un bellissimo primo abbraccio. Mi ero
completamente abbatuffolata fra le sue calde braccia: per me era già la mia
padroncina.
Ero sicura che lei ricambiasse. Già sognavo la mia nuova
casa, la volevo grande e con un bel giardino dove correre e dove poter sfoggiare
le mie doti canore. Ho sempre saputo di essere un soprano: il mio modo di
abbaiare è troppo signorile. Sognavo una cuccetta calda e soffice per l’inverno
da mordicchiare tutta e perché no qualche bell’ossetto da mordere… insomma ero
entrata già nel mondo dei sogni e non stavo prestando attenzione e, se non
fosse stato per la parola “mamma”, non le avrei più ascoltate: stavano parlando
della mia mamma e lei mi mancava tanto.
La commessa diceva “la sua mamma non l’ha voluta e le ha
fatto una cicatrice sul musetto”
Ora la bambina mi accarezzava il musino e scostava la mia
pelliccia bionda e lunga per cercare la mia piccola cicatrice rosa, poi me la
accarezzava. Mi faceva ancora male ma ne approfittai per leccarle un dito. La
mia padroncina già mi piaceva. Ora mi scrutava le zampette e mi faceva un
sorrisino. Poi, guardava la sua mamma: stavano decidendo di prendermi. La
felicità mi cresceva nel cuore.
Ora la commessa chiedeva alla bambina “allora la prendi?”
“NO!” disse la bambina.
E io pensai incredula “cosa? Ti ho dato il mio primo
abbraccio! No, non puoi dirmi che per te non ha significato nulla. Pensaci! Dai
io ho tante qualità: sono una cagnolina immagine. Con me farai bella figura
quando mi porterai nel cestello della bici. Sono agile, bionda, coccolona! Farò
la guardia a casa e uscirò da sola quando non potrai portarmi in giro. Mi
comporterò bene, promesso! Non lasciarmi per favore, suvvia… ma in verità avevo
esaurito le idee: in fondo lo sapevo che non c’era un vero motivo per cui
dovesse scegliere me. Anche gli altri cani erano belli”. La guardai negli occhi.
Ero fiduciosa (ero tenera in fondo, no?) ma il suo sguardo mi sembrò
irremovibile e così abbassai gli occhi un po’ delusa. Il mio cuore di cane si
era infranto come un vaso di cristallo. Le diedi un’ultima leccatina per
ricordo: ero già pronta a scendere dalle sue braccia con la coda bassa, quando
lei disse:
“No, non la prendo oggi ma fra una settimana” io pensai “è
proprio simpatica, c’ero quasi cascata”