sabato 14 luglio 2018

cercherò di pubblicare una storia al giorno sempre mia 

primo giorno  

😊
obbiettivo 30 storie
💓

12 (Costanza Vecchione) 


Una bambina, un giorno, chiese in regalo alla mamma e al papà un cane. La mamma e il papà le dissero che era troppo presto e che doveva prima imparare tutto sui cani. La mamma e il papà speravano di scoraggiarla ma la bambina imparò ogni cosa. I suoi genitori furono sorpresi nel constatare che sapeva tutto e non poterono fare altro che mantenere la loro promessa. Così, un pomeriggio la mamma la portò al negozio di animali. Entrarono tutte e due insieme e videro i miei bellissimi amici: un piccolo beagle e un piccolo yorkshire. Non si erano accorte di me. Io vedevo la bambina che correva dietro al mio amico beagle ma lui non era particolarmente felice e abbaiava così “tutti mi cercano, tutti mi vogliono: donne, ragazze, vecchie e fanciulli. Sono il cane più desiderato della città!”.  Anche il mio amico yorkshire era molto desiderato. Tutti e due avevano già un padrone ma la bambina questo lo ignorava.

Io le stavo proprio attaccata alle caviglie ma lei non mi aveva vista, impegnata com’era a inseguire i miei amici che non si facevano raggiungere né prendere in braccio. A un certo punto, la commessa del negozio vide la bambina e le iniziò a parlare “in cosa ti posso essere utile?”

“vorrei un cagnolino” disse la bambina.

“ok, ma lo yorkshire e il beagle sono stati già comprati” le rispose la commessa.

La bambina aveva un’espressione un pochino triste sul volto ma poi chiese, rallegrandosi, “si può avere comunque un cucciolo di beagle?”

“certamente-disse la commessa e poi aggiunse- comunque c’è anche un’altra cagnolina…ora non la vedo… non l’ha comprata nessuno-poi la commessa mi vide- ecco l’ho vista, è dietro di te”

E la bambina si girò e per la prima volta mi vide. Io, incoraggiata dal suo sguardo, le scodinzolai e lei mi prese tra le braccia e mi abbracciò delicatamente. Io ero contentissima di sentire il calore di un così delicato abbraccio. lo abbaiavo con le lacrime agli occhi. Quello è stato il mio primo abbraccio, è stato un bellissimo primo abbraccio. Mi ero completamente abbatuffolata fra le sue calde braccia: per me era già la mia padroncina.

Ero sicura che lei ricambiasse. Già sognavo la mia nuova casa, la volevo grande e con un bel giardino dove correre e dove poter sfoggiare le mie doti canore. Ho sempre saputo di essere un soprano: il mio modo di abbaiare è troppo signorile. Sognavo una cuccetta calda e soffice per l’inverno da mordicchiare tutta e perché no qualche bell’ossetto da mordere… insomma ero entrata già nel mondo dei sogni e non stavo prestando attenzione e, se non fosse stato per la parola “mamma”, non le avrei più ascoltate: stavano parlando della mia mamma e lei mi mancava tanto.

La commessa diceva “la sua mamma non l’ha voluta e le ha fatto una cicatrice sul musetto”

Ora la bambina mi accarezzava il musino e scostava la mia pelliccia bionda e lunga per cercare la mia piccola cicatrice rosa, poi me la accarezzava. Mi faceva ancora male ma ne approfittai per leccarle un dito. La mia padroncina già mi piaceva. Ora mi scrutava le zampette e mi faceva un sorrisino. Poi, guardava la sua mamma: stavano decidendo di prendermi. La felicità mi cresceva nel cuore.

Ora la commessa chiedeva alla bambina “allora la prendi?”

“NO!” disse la bambina.

E io pensai incredula “cosa? Ti ho dato il mio primo abbraccio! No, non puoi dirmi che per te non ha significato nulla. Pensaci! Dai io ho tante qualità: sono una cagnolina immagine. Con me farai bella figura quando mi porterai nel cestello della bici. Sono agile, bionda, coccolona! Farò la guardia a casa e uscirò da sola quando non potrai portarmi in giro. Mi comporterò bene, promesso! Non lasciarmi per favore, suvvia… ma in verità avevo esaurito le idee: in fondo lo sapevo che non c’era un vero motivo per cui dovesse scegliere me. Anche gli altri cani erano belli”. La guardai negli occhi. Ero fiduciosa (ero tenera in fondo, no?) ma il suo sguardo mi sembrò irremovibile e così abbassai gli occhi un po’ delusa. Il mio cuore di cane si era infranto come un vaso di cristallo. Le diedi un’ultima leccatina per ricordo: ero già pronta a scendere dalle sue braccia con la coda bassa, quando lei disse:

“No, non la prendo oggi ma fra una settimana” io pensai “è proprio simpatica, c’ero quasi cascata”


domenica 8 luglio 2018


11 è sempre mia 

Elefanzucca

L’artigiano Lorenzo decise che, per halloween, doveva fare un giocattolo originale: non il solito fantasma, la strega o lo scheletro. Così, lavorò per qualche giorno. Voleva creare un giocattolo unico: dopo tre giorni, ne uscì fuori una zucca che somigliava a un elefante o anche un elefante che somigliava ad una zucca.

Lorenzo lo chiamò: Elefanzucca, un nome poco originale, ma carino. Elefanzucca era di un bell’arancione simile a un’arancia, con orecchie verdi lucide, occhi triangolari come le zucche e una lunga proboscide. Lo espose in vetrina assieme ad altri giocattoli. Ma, mentre gli altri giocattoli facevano paura e i bambini li guardavano, Elefanzucca era troppo carino e tenero e i bambini lo ignoravano tutti ed Elefanzucca ne soffriva.

Un giorno, passò vicino alla vetrina la piccola Benedetta che osservò anche lei la vetrina del negozio, attirata dai colori. Fu così che vide Elafanzucca e si mise a ridere. Era felice di vederlo: le sembrava proprio simpatico e sorrise guardandolo.

Elefanzucca se ne accorse e ricambiò il sorriso. Da quel giorno, Benedetta passava tutti i giorni a vedere Elefanzucca e gli sorrideva. Elefanzucca ricambiava. I due erano ormai amici.

Una mattina, però, un bambino entrò nel negozio e urtò Elefanzucca che cadde e si ruppe la proboscide.

Elefanzucca ora, senza proboscide, faceva paura. Tutti i bambini lo guardavano: era diventato il giocattolo più terrificante di tutti. Elefanzucca era felice di piacere a tutti i bambini.

Infine, come tutti i giorni, passò Benedetta che vide Elefanzucca senza proboscide: non sorrise ma pianse per la paura.

Elefanzucca soffrì perché la sua amica ora lo guardava in modo diverso. Aveva paura di lui. Così, si guardò allo specchio e si spaventò vedendo il suo riflesso. Decise, quindi, di porre rimedio.

Guardò tutti i giocattoli attorno a lui per vedere se qualcuno aveva un naso bello: lo scheletro e il fantasma non avevano nessun naso, la strega uno troppo lungo e con un porro, non andava bene.

Così, guardò indietro tra i giocattoli che non erano esposti in vetrina. Scorse il pagliaccio col suo naso rosso e quel naso gli piacque. Cercò per vedere se ce ne fossero altri e ne vide una cesta piena. Così, decise di prenderne uno e se lo mise.

Il giorno dopo, i bambini che passavano, ridevano nel vederlo. Era diventato proprio buffo con il naso rosso. Passò anche Benedetta e vide Elefanzucca con il naso da pagliaccio e scoppiò a ridere anche lei. Infine, prese la mano della mamma e le disse “Mamma puoi comprarmi, per favore, quell’elefante?”

martedì 3 luglio 2018

ho scritto una storia in rima per ridere di me
14
Mangiata

C’era una volta una crepe salata che desiderava essere mangiata. Non aveva dentro la nutella ma prosciutto e mozzarella. Lei si sentiva saporita e bella ma nessuno dei clienti, che per strada si fermavano ed entravano nella creperia, la voleva. Preferivano la crepe alla nutella con sopra la farina di cocco calda e fumante assieme a un bicchiere di coca cola fredda e frizzante. Tutte le sue sorelle scomparivano velocemente fra le mani dei bambini che le mangiavano voracemente. Lei, invece, rimaneva sempre lì come se, fosse giusto così. Tramontò il sole e la crepe rimase lì anche di sera. Sempre più bambini chiedevano le crepe ma nessuno domandò quella salata. Così, infine, il cuoco che l’aveva creata disse “ho fatto proprio un pessimo esperimento, la butterò!” e il suo tono non aveva cedimento.
Ma in quell’esatto momento entrò nella creperia un critico gastronomico che si avvicinò alla crepe salata e disse:” non l’ho mai assaggiata”
Il cuoco subito la riscaldò e il critico la mangiò.
Riguardo alla recensione che ne fece questa è un’altra storia invece…

domenica 1 luglio 2018


13

Acquistato

Un giorno, ad Alberto venne in mette che doveva dare una svolta alla sua vita. Voleva fidanzarsi perché la compagnia degli amici era bella ma monotona: infine, sempre parlare di calcio, serie tv, scuola.

Cosi, entrò in un centro commerciale che conosceva bene per cercare di fare un primo approccio (non sapeva dove altro cercare).

Il primo posto dove volle andare fu la biblioteca. Pensò “Che bello sarebbe trovare una ragazza acculturata” e con gli occhi tutti sognanti vi si recò. Arrivato lì, vide una ragazza che noncurante del bon ton stava leggendo i libri senza acquistarli. Le si avvicinò per vedere cosa leggeva: tra le mani, la ragazza aveva il diario di Anna Frank.

La lettura gli piacque. Così, la guardò. Era graziosa. Aveva i classici colori mediterranei: occhi e capelli castani che incorniciavano un viso roseo. Le si avvicino e le disse:

“lettura interessante”

La ragazza rispose “si, molto interessante”. Poi, posò il libro e velocemente scappò via convinta che Alberto fosse un commesso del negozio.

Ma Alberto non si diede per vinto e pensò “se non trovo l’amore in un posto lo troverò in un altro”

Così, andò nel negozio dei cosmetici. Lì avrebbe sicuramente trovato una ragazza molto attenta al suo aspetto e non rimase deluso neanche stavolta. Vide una ragazza bellissima: capelli rossi lunghi e mossi, occhi verdi splendidi.

Le si avvicinò e le fece qualche complimento “sei bellissima truccata così” le disse. Aveva un colore di ombretto sugli occhi che faceva risaltare ancora di più quel verde e un rossetto rosso acceso che le rendeva luminoso anche l’incarnato.

Alberto la guardava ammirato come chi aveva visto un angelo del paradiso e si era imbambolato. Ed era tanto distratto che rovesciò uno stand con i trucchi che caddero addosso alla ragazza che si combinò come una tavolozza colorata. La ragazza, vedendo la sua immagine allo specchio, diede uno schiaffo ad Alberto e andò via su tutte le furie. Fece altri tentativi, ma andarono tutti male.

Alberto ormai aveva capito: quella non era giornata. Così, prese un cestino e si mise a fare la spesa. Comprò della verdura di stagione, poi andò alla cassa pagò e uscì.

Prima di tornare a casa, però, volle sedersi su di una panchina. C’era una ragazza accanto a lui, bella con dei capelli lunghissimi e ricci ma più grande di lui e che aveva un’aria triste. Alberto le domandò “che fai qui”?

“Aspetto mia sorella. E’ andata a fare la spesa, tornerà a momenti” rispose lei.

Anch’io sono in attesa pensò Alberto.

“ti va di ingannare l’attesa? Ti racconto una storia” Alberto si entusiasmava man mano la raccontava e quell’entusiasmo coinvolse la ragazza che con occhi brillanti alla fine del racconto prese fra le mani il viso di Alberto e lo baciò.