giovedì 28 giugno 2018

una mia nuova storia

La formica compositrice (la cicala e la formica la mia versione)

C’era una volta, in un formicaio, una famiglia di formiche composta da mamma, papà e tre figlie.

La giornata si svolgeva più o meno così:

facevano colazione tutti insieme con una mollichina di pane e poi andavano a raccogliere le mollichine di pane che sarebbero servite durante l’inverno per poi sistemarle nella loro casa. Un giorno, però, mentre raccoglieva le mollichine, Ica, così si chiamava la formichina più piccola, captò con le sue piccole antenne un suono, una melodia al pianoforte.

Tornata a casa, Ica iniziò a comporre la sua prima melodia utilizzando dei gusci di noci come tamburi e le sue antenne come bacchette. Aveva inventato pure le parole. La canzone che aveva composto era molto bella: molto estiva.

Ora, doveva trovare qualcuno che la cantasse. Così, andò dal passero che si trovava sull’albero lì accanto al formicaio e disse:

“signor passero, per favore, canterebbe la canzone che ho composto?”

Ma il passero rispose seccato:

“sono un cantante lirico io, non ho il tempo. Devo esercitarmi”

Così, per nulla scoraggiata, chiese al grillo. Ma lui rispose:

“io sono un cantante pop e le mie canzoni le scrivo da solo”

Così, la formica, mogia, mogia, si avviò verso casa. Nessuno avrebbe cantato la sua canzone. Ormai era rassegnata quando si sentì bussare alle spalle. Si girò e vide la cicala.

“ehi, ho sentito che hai composto una canzone, io sono un cantate rap, la vorrei vedere”

E fu così che la cicala e la formica cantarono insieme tutta l’estate.


mercoledì 27 giugno 2018

e' sempre mia cambierò il finale ;)


La sirena e il viaggiatore (rivedi)

C’era una volta, nel profondo degli abissi, una sirena con i capelli color del mare che sognava di diventare regina delle sirene. Un giorno, il padre mandò a chiamare lei e le sue sorelle per dire loro una cosa:

“una di voi diventerà regina delle sirene ma dovrà superare una prova. Dovrà riportarmi, per prima, la collana che vostra madre ha smarrito in mare anni fa”

“Va bene, padre” risposero le tre sorelle in coro e poi si diressero verso tre mari diversi. La sirenetta coi capelli color del mare, però, si perse e raggiuse l’oceano indiano. Nel frattempo, un giovane viaggiatore sognò, di notte, una medaglia d’argento che riportava il disegno di un quadrifoglio. Il giovane si mise in viaggio per trovare il ciondolo dei suoi sogni. Giunse, così, su una spiaggia dell’oceano indiano e iniziò a scavare. Scavò giorni e notti e infine lo trovò. La sirenetta con i capelli color del mare, che nuotava da quelle parti, si accorse che il viaggiatore aveva trovato la collana che anche lei cercava. Escogitò, quindi, un piano per prendere la collana al viaggiatore. Una mattina, la sirenetta si stese a prendere il sole su uno scoglio. Il viaggiatore si accorse di lei e si avvicinò per poterla vedere meglio. Lei gli diede un bacio ma, nello stesso momento, gli sfilò la medaglia d’argento dalla tasca e si gettò in mare. Dopo un po’, il viaggiatore se ne accorse ma non fu infelice del furto perché i suoi occhi avevano visto qualcosa di unico al mondo( e inoltre si divertì per l’astuzia).

sabato 23 giugno 2018


Il ragazzo ombra (Costanza Vecchione)

C’era una volta una bambina di nome Silvia. Giocava con gli altri bambini in giardino tra l’erba e i fiori. Mentre giocava vide un’ombra. Non le sembrò la sua anche se era piccola. Sembrava l’ombra di un bambino.

Ci giocava con quest’ombra un po’ particolare. Ma non la voleva mostrare a nessuno. Se ne vergognava ma quando era da sola se ne sentiva orgogliosa: era una particolarità unica.

Alle volte ballava con la sua ombra: sembrava avesse un cavaliere ma non lo aveva. O ancora quando si sentiva triste e vedeva quella strana ombra si rincuorava e sentiva in cuor suo di volerle un gran bene.

Una volta divenuta ragazza quest’ombra la proteggeva da ogni tipo di delusione: compresi i giudizi negativi.

Silvia, infatti, aveva un’anima delicata e nobile ma molto fragile e quell’ombra era come un ragazzo che la proteggeva sempre.

Un giorno, però, Silvia si recò al centro commerciale. Sentì una mano che le accarezzava i capelli bruni. Si girò d’improvviso per vedere chi l’aveva salutata ma notò solo la sua ombra: era un’ombra di ragazza.

Si allarmò: non c’era più il suo ragazzo ombra. Nessuno più l’avrebbe protetta. Stava per piangere ma non fece in tempo che vide tra i tanti volti del centro commerciale un ragazzo e lo riconobbe.

giovedì 21 giugno 2018


Cestinata ( di Costanza Vecchione)

Un giorno, Mirco iniziò a scrivere una storia al computer. Era entusiasta mentre la ideava, ne sceglieva ogni minimo dettaglio: i cavalieri, i draghi, i castelli. La terminò e sempre con lo stesso entusiasmo la faceva leggere ad amici e parenti.

Ma, i giudizi non furono dei migliori: la mamma gli disse: “E’ carina, ma…”, il papà: “Può andare, ma…”

Gli amici più cari: “Si, è bella, ma...”

C’era un ma di troppo, pensò Mirco con la faccia un po’ delusa e pensò di aprire il computer e di cestinarla. In fondo, quella storia l’avrebbe dimenticata.

Così, prese e la buttò nel cestino e andò a dormire.

Il giorno dopo Mirco aprì il pc e ritrovò la sua storia proprio nel posto dov’era prima. Quindi, la cestinò, daccapo, senza badarci e andò a scuola.

Dopo aver fatto i compiti, riaprì il pc per fare una partita a carte: un solitario. E la prima cosa che vide quale fu?

 Che la storia era ancora lì, nel suo solito posto: non se ne era andata. La cestinò ancora e ancora e, così, per altre cento volte e anche più.

Era nata una vera e propria disputa fra Mirco e la sua storiella cestinata… la storiella non voleva abbandonare il suo posto e Mirco la voleva solo cancellare.

Mirco poteva fare di tutto ma la storia era lì ogni volta che apriva il pc. Non si spostava di un millimetro. “E’ una storia proprio prepotente-pensò Mirco-non vuole essere cestinata” e la cestinò di nuovo e lei, di nuovo, tornò.

Infine, su tutte le furie, Mirco si decise a riaprire la storia. Magari, quella prepotente voleva solo essere riletta e mentre la rileggeva capì una cosa: il ma…

La sua storia era proprio banale ma… conteneva i suoi sogni

mercoledì 20 giugno 2018

una mia nuova storia


Cascata dalla torta

C’erano una volta due sposini di plastica messi su una torta nuziale. I due erano felici. Un giorno, la sposina cadde all’ultimo piano della torta, portata via da una folata di vento. La sposina, però, non si era rassegnata: voleva risalire per raggiungere nuovamente il suo sposo.

La scalata da fare era tanta: cinque piani di torta al cioccolato ricoperta di panna. A noi non sembrano niente, forse, ma per lei erano un’ardua scalata.

Così, iniziò a scalare il primo piano. Si rese conto che affondava come nelle sabbie mobili. L’unica cosa che reggeva erano i tacchi che sarebbero stati molto più utili se impiegati per scalare.

E fu per questo motivo che, arrivata al secondo piano, se li tolse e li prese tra le mani. Continuò, così, la scalata per il terzo piano che era più stretto del secondo e più cedevole: infatti crollò e fu così che la sposina perse un tacco e il velo.

Inizialmente, si spaventò molto della frana di panna del terzo piano e prese qualche sospiro di sollievo. Gli altri due piani erano molto, molto più stretti e per riuscire a scalarli doveva avere un vestito molto, molto più corto. Così, strappò il suo vestito da sposa: spezzati i ricami di plastica, la veste lunga diventò un vestitino corto.

La sposina si sentiva molto più leggera e libera. Avrebbe superato facilmente il quarto piano se non fosse stato per un cuoco che, non vedendo la sua eroica impresa, le rovesciò, per sbaglio, addosso una cascata di mirtilli e questi la fecero ruzzolare nuovamente al terzo piano.

Ora, però, aveva un nuovo velo, se così possiamo dire, fatto di panna e di mirtilli. I capelli erano sfatti e impiastricciati, la sposina piangeva per la fatica. Ma continuò e riuscì a scalare anche il quarto piano.

Era strettissimo il quarto piano e, quindi, non ebbe il tempo per riposarsi. Dovette continuare per il quinto: qui le si attaccarono ai piedi due roselline di ostia. Quindi arrivò in cima alla torta e rivide finalmente il suo sposino.

Aveva il cuore pieno di gioia e gli occhi di un azzurro plastica lucido: era troppo felice.

Il suo sposino la rivide e le corse incontro per darle un bacio sulla guancia. Ma poi, guardandola meglio, esclamò:

“Cara, il tuo velo, i tuoi tacchi, il tuo vestito e …. i tuoi capelli?”

La sposina lo guardò negli occhi: una strana luce adesso illuminava il suo volto e disse:

“Caro mi daresti un altro bacio?”

Lo sposo si avvicinò per darglielo ad occhi chiusi senza accorgersi che tutti e due erano sull’orlo della torta. La sposina si scansò e lo sposo cadde.

Mentre lo sposo cadeva, la sposina disse:

“Io sono sempre bellissima, ora vediamo come torni tu caro! ciao, ciao”

E, finalmente, la sposina si riposò.

martedì 19 giugno 2018


Un’amicizia eterna fra le stelle      

C’era una volta un ragazzo senza neanche un sogno: si, un ragazzo ventiduenne che aveva perso la magia negli occhi. Non credeva più in nessun sentimento. Veniva da una terra lontana e si sentiva uno straniero col cuore di ghiaccio. Così, il cielo gli mandò ben presto un dono: una dea nata dai raggi del sole con i capelli biondi lunghissimi e la pelle candida di pesca. La dea aveva una particolarità: un velo le copriva il viso.

Andava a trovarlo di sera quando il cielo era pieno di stelle e gli raccontava una storia per farlo addormentare: così gli scaldava il cuore.

Ma il ragazzo aveva il desiderio di guardarla in viso così, in una notte come tante, le tolse il velo dal volto in un gesto simile a quello che si fa con una sposa. Vide il viso più bello che avesse mai visto. Provò una gioia immensa: gli sembrò che il sole gli fosse entrato dentro il cuore. Ma, negli occhi cioccolato di lei lesse la sua fine: ella fuggì immediatamente senza dargli il tempo di spiegare. Sparì tra le stelle.

Il ragazzo, così, si trovò di nuovo da solo di notte. Inizialmente si disperò. Poi, capì che non l’avrebbe più rivista né, di certo, poteva tornare indietro. Decise, quindi, di fare l’unica cosa che poteva fare: scriverle delle storie, così, anche se i loro cuori erano lontani avrebbero potuto battere insieme anche solo per un istante come due strumenti che suonano la stessa melodia perché accomunati da uno stesso sogno.

Era una follia ma la dea seppe che tutte le sere lui le scriveva. Si commosse perché capì che quel gesto era un modo per evitare la malinconia della perdita. Così, una notte, mentre egli dormiva gli lasciò una penna color del sole e gli diede un bacio fra i capelli.

Quello era il suo modo per confermargli che gli voleva ancora bene😉.            

Di Costanza Vecchione                          

lunedì 18 giugno 2018

  1. pubblico una storia
    Il ballerino che danzò col vento
    Una sera di parecchi anni fa, c’era un ballerino seduto su una sedia di un albergo durante una serata danzante. Ma era timido, decisamente timido perché non danzava come tutti ma in punta di piedi. Non riusciva a invitare nessuna ragazza al ballo. Così, uscì sulla veranda per evitare l’imbarazzo della solitudine.
    Là nessuno lo avrebbe visto, se non la luna, danzare come sapeva. Chiuse gli occhi e iniziò ad inventare la sua... coreografia. Ma, a un certo punto, gli parve di sentire una mano posarsi sulla spalla: era il vento che soffiava.
    Riaprì gli occhi e vide una ragazza con occhi che brillavano come due stelle, le labbra rosse come corallo e un vestito fatto di foglie e rami secchi: il suo corpo era come fresca brezza.
    Ammaliato, Il ragazzo la guidava in una danza leggiadra. Poi lei lasciò le sue braccia e si posò sulla staccionata.
    Il ballerino, allora, le pose sulle spalle una giacca bianca. Ma quel gesto era troppo brusco per lei che sparì d’improvviso come era arrivata. Il ballerino fece in tempo a strapparle un lembo della veste, un lembo magico, che era in grado di fargli inventare i balli più belli.
    è mia

venerdì 15 giugno 2018


La bimbina disegnata sulla carta e il bambino disegnato sul muro ( di Costanza Vecchione)

Un giorno, la piccola Viola disegnò con la matita una bambina su un foglio. La bambina nel disegno era molto graziosa. Era seduta di spalle e guardava un cuore enorme. Aveva dei lunghissimi capelli neri, tenuti in ordine da un cerchietto bianco. Indossava una maglietta bianca a maniche corte e una gonnellina nera. Viola l’aveva appena finita di disegnare quando Nicolò, il suo fratellino più grande, entrò dalla porta e con lui anche il vento che portò con sé il foglio dove era disegnata la bambina.

La bambina iniziò a volteggiare leggiadra nel vento finché il vento non cessò e fece posare il foglio su di un marciapiede davanti a un muro. Su quel muro era disegnato un bambino, anche lui in bianco e nero, che aveva un berretto davanti agli occhi.

I due bambini incrociarono i loro sguardi e si fecero subito simpatia ma non potevano giocare insieme se non quando c’era il vento che li avvicinava.

Un giorno cadde la pioggia e cadde copiosa, così copiosa che cominciò a inzuppare il foglio di carta su cui era disegnata la bambina.

Il bambino disegnato sul muro, vedendo svanire pian piano la sua amica, scoppiò a piangere.

Quelle lacrime intenerirono un passante che disegnò la bambina, che stava scomparendo dal foglio, sul muro.

I due bambini poterono finalmente, così, corrersi incontro e abbracciarsi.


QUESTE SONO LE MIE NUOVE STORIE